I robot conquistano il mondo

Robot Holocaust

I robot conquistano il mondo (Robot Holocaust) 1986

Dunque…

Non so come dirlo ma, sono riuscito a vedere anche questo!
O meglio sono riuscito a resistere sino all’epilogo.

Tento di descrivere questa “cosa” che non è certamente un film, ma essendo finito su pellicola, va considerato tale.

Rubacchiando idee qui e là il regista/sceneggiatore Tim Kincaid ci presenta uno scenario post-apocalittico inquadrando, dall’interno di un cantiere per la demolizione di un residuato industriale ormai in disuso da tempo, la nostra cara vecchia New York, ovviamente disabitata dagli umani e presidiata dai robot che ne hanno decretato la prossima estinzione.

O meglio, gli umani assenti e i robot li dobbiamo bellamente immaginare perché NY è talmente lontana che si vede solo e malissimo lo skyline.
Dicevo…
Rubacchio il tema post-apocalittico, ci aggiungo i robot (s)terminator, un pizzico di Conan il barbaro in disgrazia fisica, delle valchirie talmente acide e misandriche da risultare quasi simpatiche, una bella missione da compiere per liberare gli schiavi (umani) da Dark One (una non meglio identificata entità bio-robotica), un barile di improbabili essere nati da mutazioni genetiche, uno scienziato con figlia e, infine, una tirapiedi dinamica come un palo della luce e vestita dalla nettezza urbana dopo una nottata di bagordi.

Frullo tutto insieme ottenendo un minestrone inguardabile di circa un’ora e un quarto.

Girato a Central Park nelle sue zone più recondite e meno curate e in una fonderia, dove gli attori (???) cercano di interpretare qualcosa, il film arriva allo scontro finale con un colpo di scena scritto da un annoiato florovivaista in acido.

Una nota di merito va a chi ha creato i robot.
Sicuramente ha lavorato prima in pescheria e poi da un gommista, perché altrimenti non mi spiego le loro fattezze.

Una nefandezza filmica di prim’ordine, forse la dimostrazione che al peggio non c’è mai fine.

E, detto tra noi, menomale!