SOLO: A Star Wars Story

regia di Ron Howard (2018)
Affidata nella prima parte a Phil Lord e Christopher Miller.
SOLO non è solo un film.
E’ soprattutto una bella storia, che ci racconta il passato di un eroe senza tempo.
Il guascone che sembra burbero e menefreghista, che pensa solo a se stesso, ma che in realtà è buono, solo buono.
Amico fedele e sincero (almeno di Chewbe), vive in un universo dove “fidarsi non è assolutamente bene” anzi, se vuoi sopravvivere, devi dubitare sempre di tutti.
Han è un personaggio in fuga.
In fuga dalla sua infanzia alla Oliver Twist su Corellia.
In fuga da quel luogo dove vive col suo primo amore, dal quale dovrà separarsi e restare solo per diventare Solo.
In fuga perché anela a diventare il miglior pilota della galassia. E lo sappiamo tutti che ci riuscirà.
Per gli amanti della Saga di Guerre stellari, il fatto che Han Solo abbia fatto la rotta di Kessel in meno di 12 Parsec non è certamente uno spoiler, così come non è uno spoiler dire che viva in simbiosi con Chewbacca e che abbia vinto al gioco il Millennium Falcon a Lando Carlissian.
Il come queste cose avvengano però, non ve lo racconto per non spoilerare ma nel film sono spiegate benissimo.
Il film parte da una rocambolesca fuga (quasi in stile Mad Max) per passare ad uno scenario bellico (quando Han entra nelle truppe imperiali) per poi mostrarci la classica “rapina al treno” in stile western ma servita in salsa fantascientifica. (una vocina mi dice che il treno sarà presto disponibile in formato “mattoncini” di Billund)
Tutto questo in un batter d’occhio, senza mai perdere il ritmo o scendere di tono.
La rapina è commissionata da Dryden Voss, un fuorilegge potente ed elegante (con una stanza museo, ricca di easter egg) che reclama la refurtiva. Purtroppo qualcosa è andato storto ed ovviamente Voss non la prende bene. In extremis i nostri gli propongono un folle “piano B” per rientrare della perdita ed ottengono un insperato appoggio.
Quindi, altro giro, altro regalo. Ecco che si riparte per l’altra parte della galassia.
A questo punto la storia s’infittisce e scopriamo che l’Impero non è l’unico male per le popolazioni più povere dei vari pianeti.
La figura di Lando Carlissian è rappresentata benissimo, al pari del rapporto tra Lando e L3-37, un abilissimo androide pilota femminista e marxista, che sfiora (!?) la relazione amorosa.
Come non accennare poi alla figura di Tobias Beckett, una sorta di maestro della rapina che prende in simpatia il nostro Han e gli fa da mentore… del crimine (ma in un senso quasi nobile del termine).
E come non citare anche Enfys Nest, un pirata che vi lascerà a bocca aperta.
Infine una piccola nota su Ron Howard.
Nel film compare anche l’immancabile fratello, Clint Howard, in una piccola parte, confermando la voce che vuole esista una piccola clausola nei contratti di Ron che prevede almeno una particina al fratello e ritrova Warwick Davis, il Willow dell’omonimo film (non alla sua prima apparizione nell’universo narrativo di Star Wars).
Post scriptum (con spoiler!) :
Ricordate sempre che Han Solo ha sparato per primo,
anche in questo film.
Post, post scriptum con super spoiler:
Ad un certo punto compare chi sta sopra la catena alimentare rispetto a Voss;
è un cattivo, cattivo che sicuramente tutti i fan di Star Wars conoscono…