Radio Alien (Bad Channel)

Bad Channel di Ted Nicolaou, (1992)

Nella ridente (mica poi tanto) cittadina di Pahoota viene promossa a diffusione nazionale una piccola emittente radio locale che trasmette sempre e solo polka; la noiosissima KDUL che trasmette sul canale 66,6 MHz.

Aspetta, questo numero mi dice qualcosa… ma non riesco a focalizzare bene il concetto…
Oh Diavolo! Stai a vedere che…
No, scusate, i demoni non c’entrano proprio nulla, nemmeno se si trasmette sul canale 66,6.

Per il grande salto viene chiamato un dj un po’ sopra le righe che dovrebbe decretarne il successo a suon di musica Rock, il nostro Dan O’Dare, che prima però deve “liberarsi” e liberare la radio dalle catene della Polka.

Le catene della Polka

La sfiga del numero 66,6 porta però la radio al centro di una invasione aliena, ma non di quelle alla Roland Emmerich per intenderci, piuttosto ricorda abbastanza quella dei Killer Klowns dei fratelli Chiodo.

Un alieno in tuta spaziale aderente e dalla testa bitorzoluta si fa strana dapprima con raggi di luce che disintegrano le persone e successivamente a colpi di spore fungine verdi e catarrose, verso lo sgabuzzino della KDUL.

Perché?

Semplicemente per utilizzarne le trasmissioni per “catturare” le bellezze autoctone ed imbottigliarle in stile Barbie sottovetro, forse per una sua collezione, chi lo può dire.

Ovviamente si diffondono le prime notizie di avvistamenti UFO ai quali nessuno (o quasi) presta credito ed attenzione.

Nemmeno Dan, troppo impegnato a trasmettere rock, dà credito alle varie segnalazioni telefoniche.

Finché… Finché l’alieno accompagnato da un improbabile robot (veramente super urfido!) irrompe nella sala di regia e fa prigionieri Dan e il suo fonico.

A questo punto le trasmissioni incominciano a prendere una piega surreale, in bilico tra la drammatica diretta di Dan e l’incredulità di un pubblico che pensa alla farsa pubblicitaria, sino a quando le bellezze del posto non incominciano a smaterializzarsi davanti agli occhi dei testimoni, per poi rimaterializzarzi nelle ampolle aliene da collezione.

Geniale è la dinamica della scomparsa.

L’alieno in consolle di regia individua la preda e le trasmette un treno di onde radio che la trasporta direttamente in un video rock, con tanto di band che suona intorno a lei e successivamente la smaterializza, come il teletrasporto di Star Trek.

Non ricorda un po’ “Smell like teen spirits” dei Nirvana?

Chiaramente lo sceriffo del luogo è il più cocciuto incredulo di tutti, come in ogni buon (ehm…) film trash che si rispetti.

Comunque l’epilogo è l’happy end, portato a colpi di spray antisettico per combattere funghi e alieni.
Happy ending si, ma non per tutti…

Una nota di super merito va attribuita alla colonna sonora ad opera dei The Blue Oyster Cult, band di culto del panorama rock sperimentale e ai Sykotik Sinfoney.

Spettacolare il pezzo dell’infermiera che in fase allucinatoria “vive” il video della canzone “I’m so happy” (Manic Depresso).

Il film strizza l’occhio ai temi classici della fantascienza degli anni ’40/’50, mischiando i Cabbage aliens con Il Dottor Cyclops, l’invasione aliena che viene ridicolizzata con la storia della radio, rifacendosi al famoso episodio della diretta di Orson Welles de “La guerra dei mondi” il tutto proposto in una gustosissima parodia trash propria dei film di serie “Z” (che io stra-adoro).

Se proprio volete farvi del male (ma divertendovi) potete trovarlo sulla piattaforma VVVVID.

Imperdibile, credetemi.
Oppure fate come volete, tanto gli alieni sono già tra noi!

https://youtu.be/lCqsaA1K45g