
Rock Planet – Pinarella di Cervia
“Non ti fidare di Facebook” dicevano…
Hanno ragione, almeno in parte. Forte del mio biglietto in saccoccia, parto alle 15:30 per Pinarella di Cervia che, onestamente, non avevo mai sentito menzionare in vita mia. Il navigatore di Google Maps stima una durata del viaggio di poco superiore alle tre ore, al netto di rallentamenti vari, incidenti, meteore, cavallette e chi più ne ha, più ne metta.

Il navigatore ci ha preso: arrivo davanti al Rock Planet poco dopo le 18:45. (Beh, una fermata in autostrada per… motivi fisiologici è sempre d’obbligo)
Tutto chiuso, sbarrato, senza ombra di vita nei dintorni. Solo qualche cespuglio che rotola come nei film western.
Intravedo una persona alla quale chiedo del concerto dei Gimmes. Quest’uomo mi scambia per uno dell’organizzazione e mi manda nel retro del locale dove stanno allestendo il tutto e scopro che l’evento incomincerà alle 21:00.
Maledetto me che non ho letto anche i “dettagli” su Facebook…


Vabbè, poco male.
Mi metto in stand by come C3PO in Star Wars
(ma senza bagno nell’olio).
[…]
Finalmente alle nove (e poco più) aprono le porte.

Sbrigate le formalità di rito del biglietto (“Ritiro presso il luogo dell’evento”) faccio tappa obbligata in bagno e poi al bar.
Alle nove e mezzo non c’era nemmeno una trentina di persone e stavo già pensando al flop. Invece pian piano il locale s’è riempito.
Parte il gruppo di supporto, i “Teenage Bubblegums” che suonano qualche pezzo con tanta grinta. Un terzetto che a me è piaciuto e che non conoscevo.
E diciamocela tutta: aprire un concerto dei Gimmes non è affatto male!
Poi la crew, in perfetto giubbettino fucsia, attrezza il palco con la batteria fucsia, gli strumenti, la scaletta appiccicata alle casse e il microfono addobbato con festoncini sberluccicanti.

RAKE IT IN!


È tutto pronto e, prima di partire, il DJ mette “Scende la pioggia” di Gianni Morandi che viene cantata a squarciagola.
Sì, ad un concerto “punk”.
Sì, proprio così.
Va bene, in fondo è la trasposizione italiana di Elenor dei The Turtles che è stata coverizzata dai Gimmes ed è per questo che “spacca” prima del concerto, ma è pur sempre Morandi ad un concerto punk.
Si parte, salgono tutti, in coda Spike.
Lo show decolla con “Do you Believe” e subito decolla qualcuno nel pubblico.
“Spettatori volanti non identificati” resterà una costante per tutto il concerto, bis compresi.
Poi, a perdifiato, abbiamo Heart of Glass e Straight Up. A questo punto io mi son già giocato l’ugola, ma tanto canta Spike, quidi chissene…

La band in questo tour ha subìto delle modifiche. Sono stati inseriti al basso CJ Ramone (Ramones) e alla chitarra Stacey Dee (Hummingbird). Rimangono Dave Raun alla batteria (immenso, con la sua maglietta senza maniche che mi ricorda Fred Flintstone), Chris Shiflett alla chitarra e ovviamente Spike Slawson alla voce, ormai assurto a trascinatore del gruppo.

L’energia che riescono a trasmettere è immensa. Ogni pezzo è eseguito alla perfezione e non ti permette di stare fermo, costringendoti al minimo a zompettare come un ossesso e scatenando una centrifuga di pogo bellissima.

Ora, piccolo appunto darwiniano: puoi comprare due birre, ormai giunte al pari del fixing borsistico dell’oro e cercare di attraversare la pista da ballo dove imperversa un vorticante pogo e pensare di uscirne indenne, al minimo mantenendo intonse solo le birre?
Ovviamente no, perché al di là della carenza evolutiva del tuo cervello, hai contro anche la fisica!
Morale: facevi meglio a consegnare i tuoi soldi per le birre alla barista e indicarle il luogo dove le avresti volute innaffiate sul pavimento.
Capisci?
Meno sbattimento.
Ad un certo punto Spike introduce i due nuovi componenti del gruppo:
C.J. Ramone (uno dei Ramones) al quale chiede chi volesse ringraziare. sentendosi rispondere “colui che ha inventato la birra!“. Maestro!!!
E Stacey Dee degli Hummingbird, prima componente femminile dei Me First And The Gimme Gimmes che, oltre a suonare la chitarra, partecipa attivamente come backing vocals e canta alcune parti. Bravissima!

Per inciso: ho notato che Spike adora ripetere “P-narèlla di C-ervia”. Infatti credo l’abbia ripetuto almeno cinquanta volte in tutta la sera.
La parte con l’hukulele è divisa in due: prima Spike esegue O’ Sole Mio (seguito a squarciagola dal pubblico) e successivamente Kiss Me Miss Me di Bruno Martino.
Dove l’ha pescata non lo so proprio, ma è bellissima.
Al ritorno per il bis, la band di San Francisco ci omaggia prima con Summertime di Gershwin e poi ci porta “in disco” con il pezzo forse più conosciuto che, in chiave punk, è ancora più iconico: “I Will survive“.
Dopo di che si giunge alla fine con End Of The Road.
Ancora una volta esco sfatto e senza voce da un concerto dei Gimmes, ma al contempo felicissimo.
In quell’oretta e mezza circa riescono a ricaricarti, a gasarti, a farti star bene attraverso la musica, uno dei doni più belli.
Forse è anche per questo che mi son sparato (tra andata e ritorno) oltre 600 km in un giorno e, come me, l’hanno fatto altre ragazze e ragazzi. Alcuni sono giunti dalla Puglia, altri da Roma e altri ancora da vari lidi romagnoli.
Scaletta
Do you believe?
Heart of Glass
Straight Up
Me & Julio
Danny’s Song
Uptown Girl
Don’t Cry for Me
Karma Chameleon
Who Put the Bomp
Nobody Does lt
Ghost Riders
Jolene
On the Road Again
(uke) (O’ sole mio)
Leaving on a Jet Piane
Sloop John B
Over The Rainbow
Rocket Man
(uke)
Summertime
l Will Survive
End of the Road