A Visual Protest – THE ART OF BANKSY

21/11/2018 – 14/04/2019 al Mudec – Museo delle Culture

Chi è Banksy?

Non lo so e …

francamente me ne infischio” [cit.]


Cosa fa Banksy?

Fa tutto quello che vuole. Passa dagli stencil fissati con lo spray sui muri ai graffiti, dalle installazioni ai quadri modificati materialmente o ridipinti in parte.
Omaggia la pop art copiandola, nella forma più pura d’ammirazione, ovvero il plagio.


Crea dei parchi “a tema” dove il tema è la distopia.

Trasforma un rudere in hotel per rinverdire il turismo a Betlemme e rimarcare (casomai ce ne fosse bisogno) l’assurdità della guerra.

Quello che posso dire è che la sua arte mi piace tantissimo, mi scatena una miriade d’emozioni anche contrastanti e mi fa riflettere parecchio.

Un’ottantina delle sue opere sono presenti in questa mostra, rigorosamente ufficiosa e non approvata dall’artista.

Provocare per vivere o vivere per provocare?

La domanda è legittima, ma non è detto che la provocazione, nelle opere di Banksy, sia il fine ultimo.


Sicuramente la protesta è ben rappresentata sotto molti punti di vista, dal sociale al politico, dalla denuncia ambientale all’avversione totale per ogni forma di guerra; ma anche questa non è il fine ultimo.


Identità di gruppo

Personalmente non credo che Banksy sia una sola persona, ma propendo invece per l’ipotesi che vede un gruppo dietro le numerose realizzazioni sparse per il mondo.

Tanti topi all’opera, usciti da un unico nido che di concerto, in un operato comune, realizzano arte. Topi, topi ovunque…

La figura del roditore ricorre spesso nelle opere di Banksy.

Heart of Rat

Certo l’impatto visivo è notevole, almeno per me.
Resto abbacinato di fronte alle sue opere, quasi senza fiato nel tentativo di capire da dove possa trarre ispirazione.

Trovo l’irriverenza nei confronti del potere fantastica e non a caso tra le mie opere preferite ci sono quelle che prendono di mira i reali inglesi.


Ad esempio l’immagine della regina Vittoria trapiantata in un contesto saffico è fantastica, provocatoria, irriverente e comica allo stesso tempo.
Si racconta che le leggi per la repressione dell’omosessualità promulgate ai primordi del suo regno avessero una enorme lacuna, dettata soprattutto dall’ignoranza dell’argomento; pare infatti che non vi fosse nessun riferimento all’omosessualità femminile, forse perché proprio non immaginata.

Ecco, con quest’immagine ci si fa scherno addirittura di una legge storica!

O ancora possiamo citare alcune opere contro il capitalismo nelle sua forma più bieca, cioè lo sfruttamento, sia animale che umano.

Il ghepardo che fugge dalla sua gabbia fatta di codice a barre anela la libertà negatagli dallo sfruttamento dei circhi.

La bambina vietnamita ustionata dal napalm in una famosissima foto viene “accompagnata” da due capisaldi del capitalismo e consumismo: Ronal e Mickey, che sembrano aiutarla, ma in realtà testimoniano la vera “vittoria” americana in Vietnam, epilogo ben diverso da quello bellico.

E ancora…

Tutte le volte che un’opera di Banksy è finita sulla copertina di un artista musicale, sia esso singolo o gruppo non si contano.

Insomma Banksy è arte. Forse non è arte rinchiudere le sue idee in un museo. Forse intrappolare le sue creazioni in un museo permette a tanti di riflettere. Forse potrei stare qui a giustificare qualsiasi argomento a riguardo per chilometri di testo.

Forse…

Il bello di Banksy è comunque Banksy

Sicuramente ve lo ritroverete su qualche muro, in qualche anfratto, quando meno ve l’aspettate.

Questo è essere Banksy, un perfetto e adorabile guastatore.

PS: Ma puoi scrivere: “Siano le strade un trionfo dell’arte per tutti” [Vladimir Majakovskij] in una infografica all’interno di un museo?

Lode a Mishima e a Majakovskij, lode a Mishima e a Majakovskij… [cit. CCCP]